lunedì 5 marzo 2012

Non tutti i bastardi sono di Vienna, di Andrea Molesini

Reading history -Tappa 1: Prima guerra mondiale

Ci si fissa di partire con l'antichità classica e si finisce col non accorgersi che il Reading history procede da solo: in questi ultimi due mesi le letture a sfondo contemporaneo sono state varie e interessanti, eppure ci ho messo un poco a realizzare che potevo inserirle nel novero. Sarà deformazione professionale? Francamente lo spero.

Comincio la rassegna citando, insolitamente, un romanzo chiacchierato. Si tratta infatti dell'opera vincitrice del Premio Campiello 2011.

Siamo in Veneto, pericolosamente vicini al Piave. Dico pericolosamente perché i dodici mesi circa che Molesini attraversa con la sua narrazione si situano tra il 1917 e il 1918: momenti difficili e di grande incertezza. Buona parte del libro descrive peraltro movimenti di truppe: gli italiani arretrano, gli autriaci lasciano il campo ai tedeschi. In mezzo a tutte queste "grandi manovre" durante le quali ufficiali e soldati di diversa bandiera sembrano molto incerti sulla strada da prendere e, addirittura, su chi sia il nemico (a questo proposito resta memorabile la frase di uno dei protagonisti ….e poi si dice che gli italiani non hanno il senso dello Stato! Ma è lo Stato che non ha il senso degli italiani) si snoda la vicenda principale, quella di chi ai piedi del Piave ci vive. Protagonisti del romanzo sono gli Spada, famiglia in odore di nobiltà di campagna, persone dalle individualità marcate e dai lunghi silenzi. Gente diversa appunto, e di generazioni differenti, ciascuno con le proprie idee, con il desiderio di cavarsela, ma anche di potersi, alla fine, della guerra, guardare allo specchio con serenità. Per schivare la vergogna della fine (che per ognuno ha ovviamente un significato differente) i protagonisti prenderanno strade diverse per riscoprirsi, in fondo, famiglia.

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Per parlare di questo libro su Anobii ho utilizzato un titolo irriverente: Provaci ancora Mole! È un titolo che vuol essere un attestato di stima per il grande lavoro di Molesini come divulgatore storico. Da questo punto di vista infatti il romanzo è una testimonianza magistrale (perché documentatissima) di un anno difficile. Purtroppo però la vicenda narrata non riesce a bucare la pagina restando al contrario sempre sospesa tra esigenza di documentazione e fiction. I personaggi (compreso l'interessante nonno Guglielmo) per buona parte del libro restano macchiette, schiavi di comportamenti incomprensibili. Riescono ad acquisire spessore solo nell'ultima parte del romanzo,  dove commuovono, ma a malapena in tempo per salvare il salvabile.
Verrebbe quasi da dire che quest'ottimo storico non abbia la stoffa del narratore, invece con i ragazzi ci sa fare. Se vorrà quindi in futuro scrivere un altro libro per adulti mi troverà attenta.

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